da sinistra: Guarino Guarini. Progetto per la chiesa d i S.Filippo Neri in Casale Monferrato. Elemento planimetrico. (Guarino Guarini, "Architettura civile", Torino 1737). | Volumi degli spazi della chiesa di S.Filippo Neri, modello costruito sul progetto. | Frank Lyod Wright, Casa McCord, Rappresentazione dei volumi interni del piano terreno

Img. 1 (copertina): da sinistra: Guarino Guarini. Progetto per la chiesa d i S.Filippo Neri in Casale Monferrato. Elemento planimetrico. (Guarino Guarini, “Architettura civile”, Torino 1737). | Volumi degli spazi della chiesa di S.Filippo Neri, modello costruito sul progetto. | Frank Lyod Wright, Casa McCord, Rappresentazione dei volumi interni del piano terreno.

“Intervengono nei nostri colloqui con una architettura tutti i fatti e diremmo tutti i personaggi metafisici, gli enti, che la compongono; ciascuno recitando il suo verbo, o di luce o di peso o di misura o di materia o di vuoto spazio, ora chiamando gli altri ora ripetendosi ora scomparendo, con una concatenazione espressiva sempre mutevole, come la luce e gli uomini, ma con una congruenza finale, un destino immutabile, che è poi la creata ordinanza dei loro rapporti, la struttura dell’opera.”

Luigi Moretti

In questo testo, tratto dall’editoriale di Spazio n. 7, Strutture e sequenze di spazi, Luigi Moretti tratta di “lettura” dell’architettura. Ma i colloqui con una architettura, non sono dialoghi, ma elaborazioni di forme, attraverso cui si focalizzano gli aspetti della figura come termini con i quali si esprime, e sono: chiaroscuro, tessuto costruttivo, plasticità, struttura degli spazi interni, densità e qualità delle materie, rapporti geometrici delle superfici ed altri ancora.
In particolare spicca sulla pagina della rivista, sotto il titolo e sopra le righe dello scritto, una porzione di pianta dalla tavola del trattato, e il modello in gesso dello spazio interno di una chiesa di Guarini: San Filippo Neri di Casale Monferrato, opera non realizzata. E, in altra posizione nella stessa pagina, il calco interno di un’opera di F.L.Wright, la casa Mc Cord.
Quindi la “lettura” è la costruzione di questo calco o meglio, senza la quale costruzione Moretti non può indicare cosa pensa dell’opera analizzata. Cioè non può apprendere dall’opera le qualità architettoniche di cui è portatrice. Il calco poi è speciale. Si tratta dello spazio vuoto degli interni di una architettura, contrapposto come valore speculare al pieno costituito dalle murature in elevazione e di copertura – “materia” della “fabbrica” -. Lo spazio vuoto è matrice negativa (speculare, simmetrica e negativa rispetto allle parti fisiche). In quanto tale è capace di riassumere insieme sé stesso e i termini suoi opposti. L’architetto romano sostiene esplicitamente che “Ciò fu per gli antichi chiarissimo e per secoli : dai romani ai romanici, dai gotici al Brunelleschi, da Bramante al Guarini, la conquista e risoluzione degli spazi interni coincise con la conquista e la storia stessa dell’architettura.
Lo spazio architettonico per Moretti è dunque per “natura” uno spazio tra o entro.
Si tratta di farlo emergere. Perciò di solidificare il “vuoto tra o entro” come matrice negativa attraverso un modello in gesso ottenuto dalla maquette della fabbrica fatta in base ai disegni: Esso permette di analizzare la forma.
Ne traggo a conclusione che Spazio, innanzitutto, per Moretti, è spazio interno, l’intervallo aperto tra murature o strutture di “corpi di fabbrica”. È lo spatium romano (spazio-tra). Lo spazio interno distinto dallo spazio occupato dai materiali organizzati in elementi costruttivi in quanto occupabile dai corpi delle pesone; ma anche dallo spazio esterno alla “fabbrica costruita” in quanto escluso da essa per conferirlo ai soli abitanti e precisamente a coloro ai quali diverrà il proprio.
In questa esclusione/conferimento sta il fondamento dell’istituire concreto detenuto dalla fabbrica.
Cioè il valore “sociale” del fatto che si deve tradurre in norma di legge.
Le specificazione valgono qui solo per chiarire in che cosa incida la distinzione operata da Moretti. O meglio la riduzione alla sola nozione di volume interno alla struttura muraria dello spazio che ovvia mente in sé vale per tutti gli spazi.
Aggiungo a margine che nei confronti delle nozioni di spazio elaborate dalla scienza vi è una riduzione, che in verità deriva dall’estensione della nozione a fenomeni della realtà che implicano spazio e tempo e derivano da esperimenti che estendono attraverso strumentazioni tecniche la percezione umana e inducono intellettualizzazioni ultraumane (inaccessibili all’azione ed alla percezione “naturale” degli uomini).
Questa riduzione riconduce le osservazioni, i rilievi i giudizi, i ragionamenti di Moretti, entro ciò che vale per l’abitare umano. Anzi, conferisce ad esso abitare un preciso valore di termine di riferimento per il giudizio.

Introduco qui la lettura fatta da Maria Lucrezia de Marco dell’editoriale di Luigi Moretti per il n°7 della sua rivista “Spazio”.

Ernesto d’Alfonso

STRUTTURE E SEQUENZE DI SPAZI.

“Una architettura si legge mediante i diversi aspetti della sua figura, cioè nei termini coi quali si esprime: chiaroscuro, tessuto costruttivo, plasticità, struttura degli spazi interni, densità e qualità delle materie, rapporti geometrici delle superfici e altri più alieni quali il colore, che di volta in volta possono affermarsi secondo le inafferrabili leggi delle risonanze. Ognuno dei termini ha una tal congiunzione con gli altri che difficilmente in quell’atto vivido, instabile, oscillante, mai identico, che è la visione di un’architettura, è possibile quietarsi su uno solo di essi e quello solamente percorrere.”

 

Tivoli, Villa Adriana. Pianta del complesso: A portico doppio del "Pecile", B aula quadra detta dei filosofi, probabilmente basilica, C natatorio circolare (Rilievi di Blondel e Winnnifield). I tre elementi costituiscono una caratteristica sequenza per differenze di forma.  | G.B.Piranesi. Villa Adriana. Aula quadra e muro di spina del doppio portico, acqueforti.  | Villa Adriana. Sequenza degli spazi interni: portico, aula quadra absidata e natatorio composto dal peribolo porticato, dalla piscina anulare, dall'isola. Modello.  | Presumibili valori reali dei tre spazi della sequenza, modelli. Portico dall'ingresso ovest, aula quadra dal passaggio di conguinzione col portico, natatorio. | Vedute ortogonali in pianta e in alzato dei volumi della sequenza.

Img. 2: Tivoli, Villa Adriana. Pianta del complesso: A portico doppio del “Pecile”, B aula quadra detta dei filosofi, probabilmente basilica, C natatorio circolare (Rilievi di Blondel e Winnnifield). I tre elementi costituiscono una caratteristica sequenza per differenze di forma.  | G.B.Piranesi. Villa Adriana. Aula quadra e muro di spina del doppio portico, acqueforti.  | Villa Adriana. Sequenza degli spazi interni: portico, aula quadra absidata e natatorio composto dal peribolo porticato, dalla piscina anulare, dall’isola. Modello.  | Presumibili valori reali dei tre spazi della sequenza, modelli. Portico dall’ingresso ovest, aula quadra dal passaggio di congiunzione col portico, natatorio. | Vedute ortogonali in pianta e in alzato dei volumi della sequenza. 

“Vi è però un aspetto espressivo che riassume con una latitudine così notevole il fatto architettonico che sembra potersi assumere, anche isolatamente, con maggior tranquillità degli altri: intendo accennare allo spazio interno e vuoto di un’architettura. Infatti basta osservare che alcuni elementi espressivi – chiaroscuro, plasticità, densità di materia, costruzione- si palesano quali aspetti, formali o intellettivi, della “materia”, nella sua fisica concretezza messa in gioco nell’architettura e formano perciò un gruppo di una certa omogeneità e nel suo complesso fortemente rappresentativo. Ora si noti che lo spazio vuoto degli interni di un’architettura si contrappone esattamente  a questo gruppo come valore speculare, simmetrico e negativo, come una vera matrice negativa, e in quanto tale capace di riassumere insieme se stesso e i termini suoi opposti. Specialmente ove lo spazio interno è la ragione principale, o addirittura ragione di nascimento della fabbrica, come è per lo più, esso si palesa come il seme, lo specchio, il simbolo più ricco dell’intera realtà architettonica.”

“Ciò fu per gli antichi chiarissimo e per secoli; dai romani ai romanici, dai gotici al Brunelleschi, da Bramante al Guarini, la conquista e risoluzione degli spazi interni coincise con le conquiste e la storia stessa dell’architettura.”

da sinistra: Luciano Laurana e Francesco di Giorgio, Palazzo Ducale di Urbino. Particolare della pianta. L'appartamento degli ospiti e la sala del trono (gruppo A-H) e l'appartamento della Jole (gruppo I-N) costituiscono due sequenze articolate per differenze di quantità di volume. | Rappresentazione schematica delle due sequenze di volumi. | Valori metrici delle due serie di sale: l=lunghezza, L= larghezza, h=altezza. | Grafici dell'allungamento progressivo delle sale nelle due serie A-H e I-N. Le sale F e M non seguono il ritmo crescente delle altre (in basso a destra).| Palazzo Ducale di Urbino, Sala del trono (in alto a destra)

Img.3: da sinistra: Luciano Laurana e Francesco di Giorgio, Palazzo Ducale di Urbino. Particolare della pianta. L’appartamento degli ospiti e la sala del trono (gruppo A-H) e l’appartamento della Jole (gruppo I-N) costituiscono due sequenze articolate per differenze di quantità di volume. | Rappresentazione schematica delle due sequenze di volumi. | Valori metrici delle due serie di sale: l=lunghezza, L= larghezza, h=altezza. | Grafici dell’allungamento progressivo delle sale nelle due serie A-H e I-N. Le sale F e M non seguono il ritmo crescente delle altre (in basso a destra).| Palazzo Ducale di Urbino, Sala del trono (in alto a destra)

“Si vuol limitare l’indagine sulle unità spaziali formate da volumi interni che si compongono in una certa ordinanza e che nel loro seguirsi, costituiscono con il mutare delle prospettive, in relazione ai percorsi e ai tempi necessari e possibili per loro visione, una vera sequenza nel significato attuale della voce. Di questi volumi, coordinati in unità, si intende chiarire le modalità del loro seguirsi e quindi la struttura della loro composizione, cioè tipo e ragione, delle differenze tra i volumi e del loro concatenamento. Questa ricerca “differenziale” è in sede logica pienamente giustificata poichè non discende da interpretazioni assolute degli spazi, ma dal paragone di essi mediante parametri che una volta assunti permangono, esatti o meno che siano, sempre uguali. Pertanto, fissate le quattro qualità o parametri, dei volumi interni, su esse soltanto verterà l’analisi. Esamineremo cioè le sequenze nelle differenze che, tra i volumi che le compongono, si rivelano per forma geometrica, quantità assoluta di volume, densità, “pressione” energetica, Le prime due sono differenze avvertite per via intellettiva, le secondo due per un ordine intellettivo e psicologico.”

nella banda nera in alto: Sequenza base, portico-andito-sala centrale, che si ripete per simmetria di rotazione; Ortogonali degli elementi della sequenza secondo il progetto nei "Quattro Libri" (1 e 3) e secondo i rilievi (2 e 4) di O.Bertotti-Scamozzi. | sotto: Sfere corrispondenti ai volumi delle quattro sequenze base della "Rotonda" come risultano dai rilievi e come dal progetto|  in basso: I raggi delle sfere corrispondenti ai volumi, secondo il progetto, sono nelle proporzioni 3,2,5 (approssimazione circa 5%); Raggi delle sfere corrispondenti ai volumi, secondo l'esecuzione (a destra). Sono indicate le distanze dei baricentri dei volumi dal piano di calpestio.| nel riquadro rosso: Rapporti lineari del prospetto (da "I Quattro Libri")| a sinistra: Variazione di luce, dal portico alla sala centrale, nella sequenza base | A. Palladio e aiuti, Vicenza, "La Rotonda", Cupola della sala centrale.

Img. 4 (le immagini corrispondono alle pagine 14 e 15 di Spazio 7): nella banda nera in alto: Sequenza base, portico-andito-sala centrale, che si ripete per simmetria di rotazione; Ortogonali degli elementi della sequenza secondo il progetto nei “Quattro Libri” (1 e 3) e secondo i rilievi (2 e 4) di O.Bertotti-Scamozzi. | sotto: Sfere corrispondenti ai volumi delle quattro sequenze base della “Rotonda” come risultano dai rilievi e come dal progetto|  in basso: I raggi delle sfere corrispondenti ai volumi, secondo il progetto, sono nelle proporzioni 3,2,5 (approssimazione circa 5%); Raggi delle sfere corrispondenti ai volumi, secondo l’esecuzione (a destra). Sono indicate le distanze dei baricentri dei volumi dal piano di calpestio.| nel riquadro rosso: Rapporti lineari del prospetto (da “I Quattro Libri”)| a sinistra: Variazione di luce, dal portico alla sala centrale, nella sequenza base | A. Palladio e aiuti, Vicenza, “La Rotonda”, Cupola della sala centrale. 

nel riquadro rosso: Differenza di dimensioni tra gli anditi secondo i “Quattro Libri” (linee continue) e gli andati eseguiti (punteggiate). M= anditi maggiori, m= minori | Rappresentazione dei volumi interni delle quattro sequenze, secondo l’esecuzione. | sotto: Rappresentazione dei volumi interni, secondo il progetto | Sala centrale, varianti del volume interno: secondo l’esecuzione (volume minore) e secondo i “Quattro Libri” 

Andrea Palladio, Vicenza, Palazzo Thiene. Pianta. (da A.Palladio: " I quattro libri dell'architettura"). In colore è indicata una delle sequenze per differenza di forma geometrica e di volume | Rappresentazione della sequenza indicata| in basso a sinistra: Sfere equivalenti ai volumi della sequenza a partire (dall'alto) dalla sala successiva all'ingresso. | in basso a destra: Sezioni delle sfere corrispondenti ai volumi della sala absidata (in alto), della mediana e della ottagona. Le sezioni hanno due tangenti comuni cioè i volumi corrispondenti sono in proiezione prospettica.

Img.5: Andrea Palladio, Vicenza, Palazzo Thiene. Pianta. (da A.Palladio: ” I quattro libri dell’architettura”). In colore è indicata una delle sequenze per differenza di forma geometrica e di volume | Rappresentazione della sequenza indicata| in basso a sinistra: Sfere equivalenti ai volumi della sequenza a partire (dall’alto) dalla sala successiva all’ingresso. | in basso a destra: Sezioni delle sfere corrispondenti ai volumi della sala absidata (in alto), della mediana e della ottagona. Le sezioni hanno due tangenti comuni cioè i volumi corrispondenti sono in proiezione prospettica.

“I volumi interni hanno una concreta presenza di per se stessi , indipendentemente dalla figura e corposità della materia che li rinserra, quasi che siano formati da una sostanza rarefatta priva di energie ma sensibilissima a riceverne. Hanno cioè delle qualità a loro proprie di cui, ritengo, se ne palesano quattro: la forma geometrica, semplice e complessa che sia; la dimensione intesa come quantità di volume assoluto; la densità, in dipendenza della quantità e distribuzione della luce che gli permea; la “pressione” o “carica energetica”, secondo la prossimità più o meno incombente, in ciascun punto dello spazio, delle masse costruttive liminari, delle energie ideali che da esse sprigionano.”

Basilica di S.Pietro in Vaticano. Rappresentazione dei volumi interni della sequenza maestra (atrio- navata-tribuna-presbiterio) | sotto: Modello dei tre elementi iniziali della sequenza : accesso all'atrio, atrio, accesso alla navata; sono leggibili la funzione di sbarramento della parete frontale dell'atrio e le dimensioni costrette degli accessi.| Distribuzione del potenziale in un campo in funzione delle cariche elettriche che lo influenzano.| Schema della struttura della sequenza: P.piazza, A costrizione (porta di accesso), B espansione limitata (atrio), C costrizione (muro traverso dell'atrio), D costrizione limitata (porta di accesso alla navata), E espansione (navata) , F e G, espansione massima (spazio del sistema centrale) | Basilica di S.Pietro in Vaticano, Vista dall'atrio e dall'interno, disegni di F.Panini, incisioni di D.Montaigu e G.Vasi | Rappresentazione dei volumi interni

Img.6Basilica di S.Pietro in Vaticano. Rappresentazione dei volumi interni della sequenza maestra (atrio- navata-tribuna-presbiterio) | sotto: Modello dei tre elementi iniziali della sequenza : accesso all’atrio, atrio, accesso alla navata; sono leggibili la funzione di sbarramento della parete frontale dell’atrio e le dimensioni costrette degli accessi.| Distribuzione del potenziale in un campo in funzione delle cariche elettriche che lo influenzano.| Schema della struttura della sequenza: P.piazza, A costrizione (porta di accesso), B espansione limitata (atrio), C costrizione (muro traverso dell’atrio), D costrizione limitata (porta di accesso alla navata), E espansione (navata) , F e G, espansione massima (spazio del sistema centrale) | Basilica di S.Pietro in Vaticano, Vista dall’atrio e dall’interno, disegni di F.Panini, incisioni di D.Montaigu e G.Vasi | Rappresentazione dei volumi interni

“Se pensiamo alle terme di Diocleziano, al Santo Spirito del Brunelleschi, alla Basilica di San Pietro, ad alcune chiese del Guarini, ci sembra chiaro che gli spazi interni di queste fabbriche in cui si assomma il grande atto dell’architettura, atto destinato al più esteso numero di uomini, siano, per questa loro premessa universalità, tagliati sul vivo dello spirito umano in quanto ha di più elementare e costitutivo. E allora uno studio sulla composizione di questi spazi e sugli andamenti e motivi che le loro sequenze ci suscitano, può forse far balenare alcuni capi dell’oscura legge che guida universalmente lo spirito umano, che così spinge i grandi animi nel comporre tali straordinarie architetture come commuove anche i semplici spiriti che la guardano. Viene in mente, da ciò, che la moralità sovrana dell’architettura, l’unica sua autentica istanza sociale, anzi umana, è quella di comunicare equalmente con tutti, umili e potenti.”

Spazio naturale, disegno di L.F.Cassas, inciso da Leveè, 1802 (dalla civica raccolta delle stampe A.Bertarelli, Milano) | Antonio da Sangallo il giovane e Michelangelo, Palazzo Farnese, Roma. Rappresentazione dei volumi interni della sequenza vestibolo- portico-cortile. | Pompei, Casa del poeta tragico (A B C D, fauces, atrium, andron, peristilium) | Schema della sequenza vestibolo-cortile propria all'architettura classica (fauci e atrio) e all'architettura patrizia, dal Rinascimento all'Ottocento.| Fotogrammi dalla sequenza finale del film "Varietè" di E.A.Dupont:liberazione e apertura della porta della prigione.

Img.7 : Spazio naturale, disegno di L.F.Cassas, inciso da Leveè, 1802 (dalla civica raccolta delle stampe A.Bertarelli, Milano) | Antonio da Sangallo il giovane e Michelangelo, Palazzo Farnese, Roma. Rappresentazione dei volumi interni della sequenza vestibolo- portico-cortile. | Pompei, Casa del poeta tragico (A B C D, fauces, atrium, andron, peristilium) | Schema della sequenza vestibolo-cortile propria all’architettura classica (fauci e atrio) e all’architettura patrizia, dal Rinascimento all’Ottocento.| Fotogrammi dalla sequenza finale del film “Varietè” di E.A.Dupont:liberazione e apertura della porta della prigione.

” Il Rinascimento ebbe come ideale spazi interni che, per forma e densità di luce, dessero quel senso di felice rapimento, di contemplazione, che solo il mondo delle strutture conchiuse, astratte da ogni elemento contingente, può consentire. Il fuoco della ricerca si posò sulle famose piante centrali i cui spazi simmetrici indifferenziati e imperturbabili, soddisfacevano, quali organismi cristallini, essenziali, alla dialettica dei puri rapporti. Ma nelle sequenze del Palazzo di Urbino sembra rivelarsi un secondo e inedito modo di astrazione dello spazio: per esaustione; dopo una cadenza ritmica crescente, per una specie di misurato esaurimento di ogni residuo desiderio di visione. E’ la contemplante quiete che sopravviene allora che un crescendo raggiunge un certo ponderato livello di potenza, una tensione limite in equilibrio miracoloso, sospensivo. “

Guarino Guarini, Progetto per la chiesa di S.Maria della Divina Provvidenza in Lisbona, rappresentazione volumetrica degli spazi interni

Img.8: Guarino Guarini, Progetto per la chiesa di S.Maria della Divina Provvidenza in Lisbona, rappresentazione volumetrica degli spazi interni

Lo spazio interno di S.Pietro rimane tuttavia composizione di volumi elementari singolarmente individuabili e raccordati gli uni agli altri da elementi di passaggio o da spazi minori. Bisogna arrivare al Guarini, attraverso gli ultimi disegni di Michelangelo (San Giovanni dei Fiorentini) o, meglio, gli interni del San Carlino del Borromini, per incontrare la punta estrema di tutto il processo di modulazione dei volumi interni e delle loro sequenze, raggiunta nel tentativo di superare la giustapposizione di singolarità spaziali in un corpo pressochè continuo.”

Michelangelo, Progetto per la Chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini in Roma, Rappresentazione dei volumi interni e pianta (da un'incisione di Valerian Regnard) | Roma, Foro Italico, Accademia di scherma (L.Moretti). Rappresentazione dei volumi interni e vista dalla grande sala. | Mies Van der Rohe, Brno, Casa Tugendhat, Campi visuali degli spazi interni: zone di lettura definita (tratteggio sottile) e zone di impossibile intuizione della forma (tratteggio forte)

Img 9: Michelangelo, Progetto per la Chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini in Roma, Rappresentazione dei volumi interni e pianta (da un’incisione di Valerian Regnard) | Roma, Foro Italico, Accademia di scherma (L.Moretti). Rappresentazione dei volumi interni e vista dalla grande sala. | Mies Van der Rohe, Brno, Casa Tugendhat, Campi visuali degli spazi interni: zone di lettura definita (tratteggio sottile) e zone di impossibile intuizione della forma (tratteggio forte)

“I moderni sembra abbiano dimenticato le leggi delle sequenze dei volumi interni. Essi debbono riconquistare lo spazio come elemento sensibile, vivo e non per estrapolazione fiduciosa da simboli grafici.”

“La Casa delle Armi a Roma è uno dei primi tentativi di una modulazione spaziale strettamente unitaria che tuttavia giuoca sulla gamma intera dei parametri di luce, dimensione, forma.” 

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Il testo di Moretti offre una prospettiva inedita di analisi dello spazio architettonico, focalizzando l’attenzione non su una distinzione di principi assoluti (quali firmitas, utilitas, venustas) ma sulla loro interazione come generatrice di forme  o, meglio, di spazio. Dal Palazzo Ducale di Urbino alla Rotonda del Palladio.  Moretti individua dei rapporti matematici, parametrici, che forniscono la chiave per la lettura -e la comprensione- del testo architettonico e che vengono esplicati attraverso schemi e modelli in gesso, calchi dell’architettura stessa in grado di astrarre, nel senso letterale di ab trahere, lo spazio interno dal suo “guscio” esterno . Proprio lo spazio interno diventa dunque “aspetto espressivo che riassume con una latitudine così notevole il fatto architettonico che sembra potersi assumere, anche isolatamente, con maggior tranquillità degli altri”.

Le architetture studiate da Moretti si articolano in volumi semplici, singolarmente distinguibili e legati tra loro da una serie di elementi di transizione: esemplari su tutte sono le sequenze volumetriche di Villa Adriana e della Basilica di S.Pietro, in cui la concatenazione di spazi dà origine ad effetti percettivi di costrizione e limitazione o di apertura e liberazione. Tuttavia è solo con Guarini, e con il Barocco in generale, che lo spazio diventa fluido, un continuum unico, spazio plastico, “una specie di poesia continua addensata” in cui le singole parti sono annullate a favore di una totalità più complessa. “Mondi geometrici” e “logica lirica” vengono elaborati insieme, forma e struttura arrivano a coincidere, determinando un sistema spaziale unitario e assoluto. Effetto contrario a quello che si ottiene nelle architetture di Mies van der Rohe, dove la dissociazione di uno spazio unitario attraverso l’uso di setti e diaframmi  frammenta lo spazio sensibile impedendone volontariamente la simultaneità di visione.

Maria Lucrezia De Marco

 


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