Bibliografia di Arcduecittà

La matematica della villa ideale

Seppure i presupposti che caratterizzano le due ville analizzate da Colin Rowe siano tra loro differenti, un effetto di analogicità emerge dal paragone. Il caso di Ville Savoye, infatti, rappresenta il paradigma di una macchina per vivere, nella sua relazione spazio-tempo. La Rotonda di Palladio, mostra invece la necessità di evocare paesaggi agrari, rupestri, evidente nella relazione tra elemento cubico puro e paesaggio naturale.
Ma non sono queste nella fattispecie, le opere che dei due architetti sono nel libro trattate. Villa Malcontenta e Villa Stein a Garches di Le Corbusier sono entrambe realizzate all’interno di un singolo isolato che misura otto unità in lunghezza, cinque e mezzo in larghezza e cinque in profondità. Partendo da un diagramma analogo in pianta, Le Corbusier articola lo spazio in maniera tale da ottenere una compressione della parte centrale, mentre Palladio enfatizza lo stesso ambiente generando una progressione di spazi gerarchicamente legati in direzione del portico. Differenza precipua è l’elemento strutturale. La logica disposizione di un motivo dogmaticamente accettato come la muratura, per Palladio ha evidente ragione strutturale e si esprime attraverso le simmetrie locali. Il sistema strutturale in questione ha però il vincolo della ripetizione su ogni livello della costruzione. In Le Corbusier invece si assiste ad un alleggerimento delle strutture con conseguente ampliamento delle possibilità espressive. Nella pianta, la disposizione della hall come elemento centrale e la posizione delle scale di Garches risultano un chiaro riferimento a villa Malcontenta, escludendo il movimento trasversale interno intimato proprio dal vuoto centrale. Un riferimento all’ordine ionico è evidente nella villa secentesca nella sovrapposizione orizzontale in base, piano nobile, attico e proprio in antitesi rispetto a ciò il sistema puntiforme permette di arricchire la stratificazione verticale evidente in facciata modernista. Ovviamente la motivazione dell’uso della matematica all’interno dei due casi parte da principi differenti: per Palladio vi è una corrispondenza tra numero perfetto, proporzione della figura ed armonia musicale -di cui si utilizzano principalmente le due consonanze rispetto alla quinta ed all’ottava-. Entrambi condividono l’idea di utilizzare lo standard matematico per il raggiungimento della bellezza naturale, seppur l’impiego di proporzioni legate alla musica siano in realtà approssimazioni della sezione aurea. Mentre infatti Palladio predilige l’uso di tripartizioni sia in pianta che in facciata, è una divisione in quattro parti a caratterizzare l’operato di Le Corbusier a Garches. I movimenti verticali in Le Corbusier determinano la perforazione dei piani, egli è in grado di sostituire la pianta libera con l’articolazione di una sezione libera: come per la pianta infatti, all’interno della sezione non vi è nulla di passivo o residuale, anche le parti periferiche dell’edificio acquisiscono una certa chiarezza nella relazione con il tutto. A Garches si evidenzia una tensione solo apparentemente fortuita, presente in una struttura gerarchica, è presente una frammentazione in differenti elementi dello spazio introducendo un uso per strategie conflittuali dello spazio. É da specificare infatti che i riferimenti dei due architetti sono differenti. La simmetria della Malcontenta ha come base l’architettura delle terme romane ed in particolare l’impianto visibile in Villa Adriana a Tivoli, mentre Le Corbusier è maggiormente attratto dall’architettura vernacolare e mediterranea in cui i volumi sono complessi. Entrambi tuttavia si adattano ad un archetipo platonico da cui si rimanda ad un gap tra mondo ideale ed esigenze contingenti. É interessante notare come in Garches i valori semplici tipici dell’epoca di Palladio siano totalmente perduti, Le Corbusier infatti seleziona una serie di fenomeni eterogenei per trovarne delle relazioni. Seppur scevra di aspetti simbolici la villa neo-palladiana diventa un oggetto pittoresco ampiamente ripreso sia durante il modernismo che con le correnti successive.

Trasparenze

Cèzanne opera sullo spazio estreme semplificazioni. C’è una insistenza sul punto di vista frontale nelle sue figure che lasciano supporre l’esistenza di una griglia orizzontale e verticale che distribuisce gli interessi centrali e periferici. La dimensione della profondità sembra quindi adattarsi alla griglia, in cui la recessione della dimensione spaziale appare evidente nella diagonale. L’obliquità che rompe l’ortogonale servirebbe quindi ad aggiungere un significato naturalistico, opposto a quello nettamente geometrizzante ed inizialmente “piatto”. Questi spazi chiari e scuri, ortogonali ed obliqui possono essere definiti come trasparenti. Gli oggetti trasparenti sono poi inseriti all’interno delle opere cubiste proprio per poter lavorare su questo tema. Delauny infatti traccia una calligrafia quasi impressionista sopra ad una serie di figure ben strutturate che paiono giacere su un piano più profondo. Risulta difficile definire il punto in cui le due superfici si distanziano l’una rispetto all’altra. Per Juan Gris è infatti un unico piano che localizza l’ambiguità dell’oggetto pittorico, conferendogli un aspetto fluttuante. Questa condizione di ordine spaziale più ampio significa che esistono locazioni spaziali diverse che non sono più trasparenti in senso letterale ma esse risultano invece ambigue. La superimposizione di forme propone una aggiunta alla qualità spaziale dell’oggetto che permette di leggerne lo spazio. Guardare attraverso uno spazio offre la sensazione di poter capire che cosa vi sia dietro. Il risalto di specifiche figure è quindi utile a conferire una tridimensionalità attraverso il lavoro con il contrasto che può essere netto o graduale, definendo così le zone più dense e meno dense della trasparenza. Più nello specifico si può affermare quindi che la trasparenza esiste dove un locus di spazio può essere riferito a due o più sistemi relazionali, la cui assegnazione rimane indeterminata e l’appartenenza permette le definizione di una scelta. In campo architettonico il tema della trasparenza è stato approfondito, seppur spesso inteso con la trasparenza materica. Mentre Gropius nell’edificio del Bauhaus parte dall’idea di disporre dei piani orizzontali visibili dall’esterno e di un plinto su cui essi si dispongono, in Le Corbusier a Garches la superficie recessa dal suolo ed è definita attraverso le due pareti laterali. Lo spazio è quindi stratificato perchè prevede l’esistenza di una serie di piani paralleli che contraddice il principio di facciata. Nella fattispecie sono presenti cinque layer che tagliano lo spazio in verticale e quattro layer in orizzontale in modo tale che il rapporto con la griglia in Le Corbusier assuma una molteplicità di interpretazioni.
Il monito di Bernhard Hoesli è quello di utilizzare uno strumento preciso che possa aiutare a ridurre motivi, forme ed effetti al loro “significato e fatto di forze essenziali”, in maniera che si possa, a partire da questi, creare forme costituite da fattori fondamentalmente concettuali anziché abusivi di un alto livello percettivo.